Sull’ormai famoso, in questi lidi, blog del prof. A. R. Formiconi trovate due ottimi articoli in cui si riflette sulla veridicità dei contenuti presenti in rete (QUI e QUI), mi permetto di riportare l’utile vademecum comportamentale in sette punti (altri tre e si eguagliava qualcosa di famoso):
Finisco in un sito web e leggo … sarà vero quello che leggo?
- In primo luogo non ne potrò mai essere sicuro, nemmeno se me lo dice il prof che è vero, o la mamma o il babbo. Se mi viene in mente un’altra verifica bisogna che la provi e non accontentarmi. Se non me ne vengono in mente più, allora forse è abbastanza vero, ma forse …
- Quando è stata scritta la pagina che stiamo leggendo? Non si capisce? Gran butto segno. Anche le altre pagine del sito sono prive di riferimenti temporali, cioè non si capisce quando sono state scritte? Ancora peggio.
- L’autore è riconoscibile? C’è scritto il suo nome? Se metto il suo nome in Google, che succede? Non viene nulla? Non è un buon segno. Vengono molte voci? È un buon segno. È citato da altri articoli? È un buon segno. È un professore di qualche università, un giornalista, insomma uno che opera per un’organizzazione di qualche tipo? È un buon segno, sì, ma sempre un segno in più, non la certezza.
- Se nel testo ci sono scritte delle fonti, che io posso raggiungere subito, o comunque facilmente – non nell’irraggiungibile giornale parrocchiale di una paesino della Nuova Zelanda – allora questo è un buon segno. Le fonti hanno un autore? No? Non è un buon segno. Sì? È un buon segno … valgono gli stessi discorsi fatti per l’autore principale, cioè per ogni fonte raggiungibile nel web si deve tornare al punto 3 e fare le stesse cose – Uffa che fatica però! – Eh ragazzi, inseguire la verità è un affar serio!
- Trovo due pagine sullo stesso argomento, una in inglese e una in italiano. Mi dispiace amici, ma quella in inglese è probabilmente meglio. È frutto di un mondo molto più ricco semplicemente perché più grande. Nella mia personale esperienza questo è un criterio assai valido, mai in assoluto, naturalmente, e fatte salve eccezioni che certamente ci sono … mostro esempi.
- Sobrietà, semplicità. Non scritte urlate, esagerate, troppo grosse, troppo colorate. Pagine sobrie, semplici nel testo e nella grafica, sono un buon segno, non sicuro ma molto buono.
- Linguaggio accademico, gergo strano, molte parole difficili. Pessimo segno, specialmente in pagine destinate alla lettura web, ma non solo. Gli scritti di valore non hanno bisogno di complicazioni linguistiche. L’autore di valore non ha paura di parlare troppo semplicemente, anzi. Io diffiderei di quello che usa molti paroloni.