E’ da qualche tempo che dormo poco, sopratutto di giorno. La notte, no, ci mancherebbe, sono abbastanza innamorato di me stesso da cullarmi docilmente e addormentarmi dolcemente dopo pochi minuti in posizione orizzontale. Ma il giorno, caspita, sarà un paio di settimane che mi è tornata quella sensazione di disagio, quella controversa mistura di esaltazione e rassegnazione che i contatti con gli esseri umani riescono a procurarmi. Non so ancora se esserne felice o meno, in gioventù mi ha accompagnato a lungo, ad essere banalmente sincero mi ha fatto compagnia negli anni più intesi ed importanti della mia esistenza… quindi, dovrei semplicemente gioirne. E invece no, c’è qualcosa che non torna…come dico spesso ai miei discepoli, i torni non contano!
Tanto per cominciare potrei cominciare a definire meglio la sensazione di disagio, ovvero, che c…o ci faccio in mezzo a questi idioti ?
So bene che cambiando prospettiva funziona altrettanto bene, chi c…o si crede di essere sto pirla ! Non ho certo problemi ad ammetterlo, ma non riesco ugualmente a provarne conforto. Mi amareggia, provo un senso di non appartenenza che bene o male ha caratterizzato quasi tutta la mia esistenza… come dice il bardo in una sua canzone “…son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato…”.
Visto che ci sono, e per non farmi mancare le citazioni, B. Russell fu uno dei tanti a suggerirmi l’idea che gli esseri umani, per ciò che concerne gli accadimenti quotidiani che li vedono coinvolti, non cerchino la loro comprensione, quanto delle certezze a riguardo… tanto meglio se facilmente assimilabili.
Si cerca sempre di pensare il meno possibile, navighiamo in un Universo meraviglioso e largamente incompreso ponendo cieca fiducia in mappe a dir poco approssimative. Curioso il fatto che tanto più rozze e banali risultano le mappe (idee) utilizzate, tanto più difficilmente vengono messe in discussione, paiono funzionare benissimo, beati loro…
E’ un vero rovello per il genere umano quello di sfuggire all’incertezza del futuro. Credo che in un passato neanche troppo remoto fosse più semplice, ma con il crescere della complessità sociale e l’incredibile sviluppo della conoscenza dell’ultimo secolo è diventato tutto molto più difficile. Ci si illude di avere tutto sotto controllo, in realtà ci costruiamo un mondo coerente semplicemente scartando come irrilevante o trascurabile ciò che non comprendiamo, ovvero la maggior parte dei fenomeni a cui assistiamo.
L’arroganza epistemica spadroneggia nel globo terracqueo…
L’altro giorno, mio malgrado, ho assistito (emotivamente partecipato) ad una sorta di discussione politica fra una decina di genitori casualmente riuniti un sabato sera nel recupero di figlie decenni ad una festa di compleanno. Abito in un paesino sul lago Maggiore dove il livello di istruzione medio della generazione nata fra gli anni 60 (come me) e i 70 (come la maggior parte degli altri) è terribilmente modesto. In parole povere ero l’unico a possedere una Laurea e, sopratutto, sono pronto a scommettere una discreta cifra sul fatto di essere stato l’unico ad aver comprato e letto libri negli ultimi dieci anni. Posso moltiplicare tranquillamente la cifra per, fate voi, se consideriamo solo i libri a carattere strettamente scientifico. Ad un certo punto la discussione ha toccato il tema dell’energia nucleare, tutti avevano più o meno la stessa idea a riguardo, si trattava dell’unica via d’uscita per il futuro, ne erano così convinti, che non ho quasi tentato di mettere in dubbio le loro certezze. Il fatto che insegnassi scienze in un liceo, che portassi a sostegno della mia tesi una argomentazione (che ovviamente loro non erano in grado di produrre) non li ha fatti cedere di un passo dalle loro convinzioni e, non avendo appresso né il mio solito trinciapolli né il fucile spararatti, ho dovuto giocoforza zittirmi… sigh!
Da dove avevano preso tutte quelle certezze ?