E’ il turno di un’altra sorprendente alunna che attualmente frequenta la 4E: Uaits, cimentarsi nel racconto “Una giornata con Avogadro“. Di seguito il bel risultato:
Ecco qui il mio racconto di una pazza giornata col mitico Avogadro. Spero che vi piaccia! Critiche (o anche cose positive naturalmente xD) sono ben accette. Buona lettura!
Le avventure del prode Cavalier Avogadro
La casa è deserta, il cielo del color della cenere e i miei passi risuonano ritmicamente con un cupo rimbombo. Cosa c’è di più noioso della solita giornata, uguale a tutte le altre? Sposto una poltrona vicino al camino, il fuoco scoppietta leggero, e mi siedo con un buon libro in mano…sì, la mia intenzione era quella di leggerlo; la copertina dai colori dell’arcobaleno era così invitante, la tentazione di aprirlo troppo forte. Strano, questo libro non mi sembrava di averlo mai visto nella mia libreria…il mistero era come fosse riuscito a giungere nelle mie mani! Più mi sforzavo di ricordare, più capivo che tutto ciò che riguardava quel volume era come stato cancellato dalla mia mente. E così, quasi senza volerlo, mi ritrovai con il libro aperto sulle ginocchia:
“Le avventure del prode Cavalier Avogadro”
recitava la prima pagina. Beh, ora almeno conoscevo il contenuto di ciò che mi accingevo a leggere. Ripetei tutto ad alta voce; era una bella frase, suonava bene! Quando le mie parole si spensero, del fumo si levò dal camino in ampie volute e un cono di luce accecante percorse l’intera sala; proveniva dall’oggetto che tenevo fra le mani! Non solo luce ve ne uscì; anche una voce sicura si fece largo fra le pagine ingiallite dal tempo, che iniziarono a sfogliarsi all’impazzata, fino alle mie orecchie: “Elena, voglio ricambiare il dono che mi hai fatto con la tua poesia. Vedrai cose inaspettate in quello che è il mio mondo, ma non avere paura poiché non ti accadrà nulla. Hai la mia parola d’onore!”. In trance totale, incapace di capire ciò che mi stava accadendo, le mie gambe agirono per me dirigendosi là dove la luce era più forte. Sapevo che dietro di essa vi era un muro, eppure continuavo a camminare con passo veloce, sempre più veloce, finché questo non si tramutò in corsa. Stavo per andare a sbattere come una sciocca contro la parete di casa mia, ma non riuscivo a fermarmi; correvo, correvo, correvo e…il cielo non era più grigio pallido, ma azzurro limpido con qualche nuvoletta qua e là , soffice come panna montata, e una fonte di luce si trovava esattamente sopra la mia testa. Essa, però, non rassomigliava affatto al sole come lo conosciamo noi, bensì era una piccola sfera composta da centinaia di colori che si avvolgevano l’un l’altro in perfette spirali e, da sola, era in grado di dare vita a tutto quel mondo. Già, quel mondo! Come avevo fatto ad entrarvici? Dove mi trovavo? Iniziai a guardarmi attorno per studiare meglio la situazione. Ciò che attirò per primo il mio sguardo furono le piante: in confronto a queste, quelle del pianeta Terra sembravano smorte, spente, prive di vita; non avevo mai visto un verde così…verde!
Come dal nulla, tutto ad un tratto, comparve in lontananza una figura d’argento vestita, quasi che indossasse un’armatura; mano a mano che si avvicinava riuscivo a notare qualche dettaglio in più: era avvolta in un bellissimo mantello blu come la notte, puntellato di piccole stelle bianche, vere stelle! Tutto quello che in quei pochi istanti avevo visto mi sembrava incredibile; fino a poco tempo prima me ne stavo tranquilla nel calduccio di casa mia immersa nella noia più totale ed ora mi ritrovavo in un’avventura ai confini della fantasia.
Ora era di fronte a me, circondato da una strana luce azzurrina che mi impediva di riconoscere il suo volto. Con mia impressione, quell’essere sembrava leggere nei miei pensieri, tanto che potei addirittura sentire una voce, probabilmente la sua, chiara nella mia mente: “Ti chiederai chi sono e cosa ci fai qui, o forse l’avrai già capito quando eravamo ancora nel mondo reale. Io sono Amedeo Avogadro e questo è il mio mondo.” Ora la luce attorno a lui si era affievolita e potevo finalmente constatare che era davvero chi affermava di essere. Nella mia testa ronzavano tante di quelle domande e credo che anche lui se ne accorse, perché mi precedette: “So che questa situazione ti apparirà strana, ma devi solo avere un po’ di pazienza; lungo il cammino tutto sarà chiarito.” Detto questo lentamente iniziò a camminare…verso dove? Nord, sud, est e ovest erano così confusi in quel luogo che non riuscivo ad orientarmi, o forse nemmeno esistevano! Ero ancora talmente assorta nei miei pensieri che quasi mi dimenticai di seguire la mia guida perciò, con passo svelto, mi affrettai a raggiungerla. Fortunatamente si trovava solo poco più avanti di me; non sono abituata a correre, io! “Questo non è effettivamente il mio mondo; è una specie di anticamera. Devi sapere che quando muori…” Un sussulto mi scosse. Non ci avevo pensato…sono a contatto con l’anima di un morto! “…puoi scegliere il tuo futuro per l’eternità come più ti aggrada. Immaginerai fra cosa io abbia scelto di vivere, spero!” “Certo, lei è stato e rimane ancora un grande chimico…penso che questo sia stato il fulcro della sua vita, ma non mi spiego come possa essere inserito in questo…” “Contesto? Vedrai, vedrai. Devi solo aspettare un attimo.”
Così, avanzando senza proferir parola, mi ritrovai di fronte a uno spettacolo a dir poco meraviglioso: una gigantesca cascata si tuffava in un piccolo lago con inaspettata eleganza; come tutta quell’acqua potesse esser contenuta in uno spazio così piccolo era fuori dalla mia conoscenza e non avevo la minima intenzione di provare a spiegarmelo, tanto meno di chiederlo al mio vate: se fosse stato importante me ne avrebbe già parlato. A lato di essa un massiccio portone dorato, a prova di cannone, con le più svariate gemme incastonate, ci si prospettava innanzi. “E’ giunto il momento di entrare nel cuore della mia creazione. Sei pronta?” “Assolutamente sì!” La mia voce diceva sicura, ma la mia mente non lo era altrettanto. Con passo tremante mi avvicinai alla porta che si aprì al solo battito delle mani di Avogadro “Ehm…non ho mai saputo schioccare le dita, ma che rimanga un segreto, siamo intesi?” Questa confidenza, se così si può definire, mi aveva spiazzato. Avogadro parlava in questo modo a me? Mai e poi mai l’avrei potuto anche lontanamente immaginare! “D’accordo” promisi. Il panorama al di là della porta mi spaventò così tanto che indietreggiai all’istante; il vuoto mi aspettava dall’altra parte. La mia guida mi guardò comprensiva ma, contrariamente a ciò che pensavo facesse, si gettò nello spazio. Cosa mi restava da fare? Rimanere lì senza sapere cosa mi sarebbe successo, magari a vita, o seguire Avogadro? Fino ad ora non mi aveva dato modo di dubitare di lui perciò, a malincuore, decisi di andare nella sua stessa direzione. Col cuore a mille, sulla soglia di quell’enorme porta, mossi un piede in avanti e, automaticamente, venni catapultata in un vortice di luce. Qualcosa mi circondava: forse stelle, forse pianeti, addirittura galassie. Tentavo di urlare ma la bellezza di ciò che avevo attorno me lo impediva, così abbandonai ogni resistenza; la paura si trasformò in meraviglia e, con aria assai stupita, rimasi incantata a osservare. Proprio sul più bello, quando una luminosa stella cometa stava per passare a un palmo dal mio naso, un tonfo mi risvegliò e mi accorsi di essere tornata sulla terraferma. Da un minuscolo puntino nel cielo ero arrivata, ora me ne accorgevo; da qui riuscivo a vedere tutto l’universo racchiuso in una sfera non più grande di un gomitolo. Stavo per incantarmi di nuovo quando una risata interruppe il filo dei miei pensieri. “Vedo che ti sei convinta!” Mi voltai e vidi la figura della mia guida stagliarsi sull’orizzonte; per fortuna ero salva, atterrata al posto giusto! “Credo che tu sappia già per filo e per segno la mia vita, ma una rinfrescatina non fa mai male. Sei mai stata a Torino?” Col sorriso stampato sulla faccia, felice di poter rispondere affermativamente ad una domanda di Avogadro risposi: “Sì, le gite di classe si fanno sempre lì: Torino, Milano, Torino, Milano…” “Beh, ora sapendo che a Torino me medesimo è nato, ci andrai più volentieri, nevvero?” Seee…certamente! Assentii con un leggero cenno del capo. “Bene, andiamo direttamente al sodo. Qual è la mia più famosa affermazione?” Siamo a “Chi vuol essere milionario”? No, ho capito, mi sta facendo i flash…eppure oggi è un giorno Fotd! “Volumi uguali di gas, alla stessa temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole.” “Bene, bene, allora sono ancora abbastanza conosciuto! Non voglio metterti alla prova ulteriormente; abbiamo un mondo da esplorare!” Raggiante come un bambino appena nato mi fece strada in un intricato groviglio di liane e rovi che si spostavano al suo passaggio. Al margine della foresta qualcosa di veramente strano mi aspettava: al posto delle farfalle grandi atomi svolazzavano sopra una pozza d’acqua limpida con elmetti dai cimieri rosso fiammante per ripararsi dai miliardi di testate che prendevano continuamente l’uno contro l’altro, grotte a misura d’uomo contenevano lucenti cristalli dai mille colori, molecole giganti si avvicinavano a me con aria curiosa. “Va bene, sto sognando!” Mi tirai un paio di sberle, decine di pizzicotti, arrivai pure a tirarmi i capelli, ma quella visione era ancora lì e non aveva la minima intenzione di andarsene. Nuovamente Avogadro rise. “Vuoi che ti aiuto?” “Sì, un aiuto mi servirebbe!” Allora mi diede un pizzicotto. “Ahi! Ma non pensavo intendeste questo tipo di aiuto!” Non riusciva proprio a smettere di ridere, e questa cosa un po’ mi irritava. Però, riflettendoci, era davvero buffo; così mi misi a ridere anch’io! Avogadro era davvero una persona simpatica, con un gran senso dell’umorismo, cosa che, a prima vista, non traspariva affatto. “Ti sei chiesta, per caso, come mai io indossi questa brillante armatura?” “Effettivamente è strano…a cosa le potrebbe servire?” “Orbene, te lo mostrerò!” Al fischio di Avogadro un aggregato di atomi si unì all’istante, formando una specie di animale mitologico che riconobbi come un Drago. “Il suo nome è Lasyus, il mio fido destriero.”La mia bocca per un attimo che mi parve interminabile rimase spalancata; anche Avogadro condivideva la passione per le creature fantastiche! Mi sembrava impossibile! “Mi dispiace, non posso farti fare un giro sul dorso di Lasyus, non lo sopporterebbe. Se vuoi, però, puoi accarezzarlo; con delicatezza, mi raccomando.” A passi lenti avanzai verso la creatura fino a giungere all’altezza del suo occhio giallo che mi scrutava con fare curioso. Data la sua imponente mole, mio malgrado, non ebbi il coraggio di toccarla; in seguito lo rimpiangerò.
Vidi il mio vate salire in groppa a Lasyus, con aria solenne, ma qualcosa non quadrava; c’era qualcosa che stonava nell’insieme di quella figura vista spesso nei libri di mitologia. “Certo!” dissi. “Se posso permettermi di darle un consiglio, signor Avogadro, starebbe molto meglio con una folta, nera chioma…le darebbe più l’aria di un vero e proprio Cavaliere!” “Sì, proprio quello che ho sempre sognato!” Detto, fatto. I lunghi, mossi capelli corvini apparvero come per magia, rendendo la figura della mia guida molto più credibile. “Grazie, Elena, ora posso essere a tutti gli effetti il prode Cavalier Avogadro. Per ricompensarti del tuo aiuto ti darò un consiglio: pensa alla nostra avventura, pensa che senza la chimica tutto ciò che hai visto non sarebbe mai potuto esistere. Ora, se sarai abbastanza intelligente da riflettere su questo, avrai un motivo in più per studiare con entusiasmo la chimica. Un giorno ci rivedremo, mia nuova amica, parola d’onore!” Detto questo sparì dalla mia vista, ma questo non mi rendeva triste; avevo vissuto una storia fantastica con il mitico Avogadro! All’improvviso sentii una forza tirarmi verso il basso; il mondo intorno a me piano piano iniziò ad evaporare, finché la mia casa non iniziò a prendere forma: le pareti bianche, i mobili chiari di legno, la poltrona blu…ma del libro più nessuna traccia. Il viaggio può essere fatto una e una sola volta, ma quella volta mi è bastata: rimarrà nella mia mente per sempre!