Cercavo un libro da dieci, ne ho parecchi a dire il vero, tutti piuttosto lontani negli anni…
Incontrai M. A. Asturias ( premio Nobel 1967) nel 1981, fu uno dei molti che, a quell’epoca, sapevano parlare un linguaggio che andava oltre le parole e che capivo senza utilizzare la ragione o, meglio, imparando ad utilizzare al meglio la ragione.
Il libro ha questo incipit (comincia in questo modo):
Il Gaspare Ilòm permette che rubino alla terra di Ilòm il sonno dagli occhi…”Il Gaspare Ilòm permette che alla terra di Ilòm facciano saltar via le palpebre a colpi di ascia… “Il Gaspare Ilòm permette che alla terra di Ilòm bruciacchino la ramaglia delle ciglia con le strinature che danno alla luna il colore di formica vecchia!…”
e poi: “La terra cade sognando dalle stelle, ma si sveglia in quelle che furono montagne e oggi sono nude rupi di Ilòm, dove il guardiano canta con il pianto del botro, cala in picchiata lo sparviere, passeggia la grande formica zompopo, geme la colomba spumosa, e dorme con la sua stuoia, la sua ombra e sua moglie colui che dovrebbe strappare le palpebre a quelli che stroncano gli alberi, strinare le ciglia a quelli che incendiano il bosco, e agghiacciare il corpo a quelli che fermano l’acqua dei fiumi che correndo dorme e non vede nulla, ma trattenuta nelle pozze apre gli occhi e con profondo sguardo vede ogni cosa…”
e questo desinit (finisce così):
Tatacuatzìn Goyo Yic e Maria Tecùn ritornarono a Pisigüilito. Essa rimase vedova del secondo marito. Si ha un marito solo, tutti gli altri sono posticci. Benito Ramos, l’uomo del patto col diavolo, morì di ernia. Ritornarono a Pisigüilito, dunque. Rimettersi a piantar pali, daccapo, per costruirsi una capanna più grande, poiché i loro figli, ormai accasati, avevano molti figli, e tutti andarono ad abitare assieme a loro. Lusso di uomini e lusso di donne, aver molti figli. Vecchi, bambini, uomini e donne, dopo la mietitura diventavano formiche, per trasportare e riporre il mais: formiche, formiche, formiche, formiche…
Ancora oggi, rileggendolo provo emozioni intense, reali!
Invece che fotografarvi incessantemente in posizioni più o meno dignitose, provate ad alzare lo sguardo, allontanatelo da voi stessi … credetemi ne vale la pena.
Voto 10 (Scala dei voti)
Di seguito ciò che si legge sula quarta di copertina:
Secondo la mitologia maya descritta nel Popol Vuh, gli uomini e le donne furono creati dagli antenati divini Tepeu e Gucumatz, con le “pannocchie di mais giallo e le pannocchie di mais bianco…e questo è quel che entrò nella carne dell’uomo creato, dell’uomo fatto…ed essi furono pieni di gioia, perché avevano scoperto una bella terra, piena di cose piacevoli…”. Il mais ha dunque, nella coscienza dell’indio, un carattere sacro, perché il suo nutrimento riproduce la creazione degli antenati e pertanto la sua coltivazione non può assumere una finalità speculativa.
Hombres de maíz è la rappresentazione del conflitto fra gli indios, gli uomini di mais, e i maiceros, i coltivatori di mais. che tagliano e bruciano gli alberi per ottenere campi dove seminare il mais e “far commercio dei raccolti. Simili a uomini che impregnassero le mogli per far commercio della carne dei loro figli sono i coltivatori di mais, che seminano non per alimentarsi e mantenere le loro famiglie, ma avidamente, per alzare la testa da arricchiti! Ma la miseria li perseguita, vestono i cenci della foglia strappata dal vento dell’empietà e le loro mani sono come gamberi neri macchiati di tigna, come i gamberi che a furia di stare nelle sacre grotte, vanno diventando bianchi”. I maiceros inserendosi nel rapporto spontaneo fra la terra – la madre – e il mais, privano gli indios – uomini di mais – delle loro radici vitali, del senso della loro esistenza, della loro cultura e della loro identità.
Nel romanzo, considerato generalmente il capolavoro dello scrittore, si esprime pienamente il realismo magico di Asturias, una prosa poetica di estrosa e sorprendente fantasia che “rileva un po’ del sogno come lo concepivano i surrealisti e i maya nei loro libri sacri. Tutta la mia opera si sviluppa fra queste due realtà: una sociale, politica, popolare, con personaggi che parlano come parla il popolo guatemalteco; l’altra immaginativa, che li racchiude in una sorta di atmosfera e di paesaggio di sogno”.