In questo caso a colpirmi fu il titolo: “Il cigno nero” come l’improbabile governa la nostra vita. Il caos e il caso mi hanno sempre affascinato, ho letto (e un pò vissuto) libri e poesie meravigliose a riguardo. L’autore è un libanese geniale a cui piace pensare di traverso. Ci sono pagine in cui si è costretti a fermarsi per riflettere… l’avidità, l’ansia, la fretta con cui la nostra presunta intelligenza cerca di ordinare il cosmo e la vita ci portano a vivere con una sicumera degna della mosca nel vagone ferroviario (convinta di muoversi nella direzione da lei scelta…). La vita è molto insolita, troppo, per la nostra capacità di sopportazione dell’incertezza.
Prestiamo eccessiva attenzione a ciò che sappiamo… clamorosamente, la categoria che ha più di ogni altra ha mostrato attraverso test appropriati di sopravvalutare le proprie conoscenze è quella degli insegnanti (insieme agli avvocati a dire il vero)… se penso al fatto che dovremmo insegnare a Imparare ad imparare, mi viene da piangere, siamo forse i meno indicati a farlo. Spesso maestri nell’Arroganza epistemica ovvero, la differenza fra ciò che una persona sa e ciò che crede di sapere. Un eccesso implica arroganza, un difetto implica umiltà. L’epistemocratico è colui che, dotato di umiltà epistemica, diffida della propria conoscenza (empirista). E’ ovvio che mi piacerebbe essere degno di tale titolo.
Fallacia delle prove silenziose, osservando la storia non vediamo il quadro completo, ma solo la parte più rosea (o più adatta ad incastrasi nello schema mentale del momento). Fallacia narrativa, necessità dell’essere umano di adattare una storia o uno schema a una serie di fatti collegati (o scollegati).
Il libro è stracolmo di idee, di polemiche, di anticonformismo, espone concetti di grande profondità, ma il punto di vista (condivisibile) proposto non si riesce ad approfondire.
Voto 8,5+ , (Scala dei voti).
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